COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI LAVORO GESTENDO L’ANSIA
di Valeria Florio, psicologa psicoterapeuta Centro Apice
Hai inviato il tuo curriculum, e, quando meno te lo aspetti, ecco che ti chiamano per un colloquio conoscitivo! Immediatamente si innesca una reazione di ansia. Partono pensieri catastrofici (andrà malissimo, farò una figuraccia), insicurezze (non mi sento pronto, non sono all’altezza); a volte si può attivare una vera e propria risposta di panico: il corpo diventa teso, il cuore sembra esplodere, improvvisamente cominciamo a balbettare e ci sembra di non riuscire più a respirare. Infine, per porre fine a questo strazio, ecco che parte un evitamento: si rinuncia al colloquio, magari con una scusa (non era il lavoro per me). Questo è il peggiore dei casi, ma, non arrivando a far degenerare la situazione in questo modo, possiamo provare tutti un po’ di ansia di fronte a un evento importante; questa aumenta in base a quanto viviamo quest’ansia come un problema. La buona notizia è che quest’attivazione si può gestire, e per farlo è importante iniziare a conoscerla e farci amicizia.
Che cos’è l’ansia?
L’ansia non è altro che una paura estrema, e la paura è un’emozione primaria, utile alla sopravvivenza. Infatti, è proprio la paura a renderci pronti a reagire di fronte a uno stimolo inatteso o a un pericolo. A livello fisiologico si presentano sudorazione, tachicardia, il sangue affluisce agli arti per renderci pronti alla fuga o all’attacco. La paura è quindi una risposta funzionale del nostro organismo se ci porta a difenderci da un pericolo reale, ad esempio di fronte all’attacco di un animale o a un terremoto. Il problema insorge laddove ci troviamo a reagire allo stesso modo di fronte a stimoli da cui non dipende la nostra sopravvivenza, come succede spesso quando ci si trova ad affrontare un esame, un colloquio, una cena con colleghi… La risposta è la stessa, ma in questo caso si può parlare di ansia non funzionale, proprio quella che dovremmo imparare a gestire!
Come si gestisce l’ansia
Ricordiamoci innanzitutto che la situazione ideale non è, come qualcuno a volte pensa, eliminare totalmente l’ansia. Un minimo di attivazione è fondamentale per essere attenti, concentrati e presenti nella situazione. Diversamente, verrebbe compromesso l’esito stesso della prestazione, poiché, sentendoci eccessivamente tranquilli, finiremmo ad esempio per non studiare nulla per un esame. Il livello ottimale di ansia è quello che ci permette di prepararci ad esempio per un colloquio, di essere presenti e pronti per comprendere come comportarsi in una certa situazione. Se quell’ansia fisiologica che proviamo viene però vissuta come un problema, la stessa si andrà ad alimentare e potrebbe arrivare a crearci dei problemi. Questo inconveniente avviene proprio perché ci si concentra sulla propria risposta fisiologica (ad esempio un po’ di tachicardia), vivendosela come qualcosa di anormale o di sbagliato. Tutti proviamo un po’ di ansia; ACCETTARLA è il primo passo per viverla in modo più funzionale. Non concentrarsi sulla reazione che abbiamo, ma viverla serenamente, senza drammatizzare, anzi, sfruttarla per incrementare la propria prestazione.
Affrontare il colloquio di lavoro
Ed eccoci qua al famoso colloquio di lavoro. Se il colloquio riveste per noi un’importanza fondamentale, l’ansia sarà più elevata, poiché tendiamo ad affrontare con maggiore tranquillità gli eventi della vita da cui sentiamo che non dipende il giudizio che noi e gli altri abbiamo su noi stessi.
Per gestirla al meglio, possiamo cercare come prima cosa di ridimensionare l’importanza del colloquio; infatti, se anche dovesse andare male, non succederà niente di grave, avrò un’altra possibilità, non è in ballo la mia sopravvivenza. Non dimentichiamoci inoltre di valutare anche gli aspetti positivi della situazione e non solo quelli catastrofici; se dovesse andare male infatti, sarà comunque stata un’esperienza utile e formativa, e potrò ritenermi soddisfatto di me per il fatto di essermi confrontato e messo in gioco. Inoltre, ogni occasione di confronto ci aiuta anche ad imparare dai propri sbagli per capire cosa migliorare la prossima volta. Provare a vedere la situazione da questa prospettiva, in cui qualsiasi esito rappresenta comunque un guadagno, ci aiuta a non vivere il colloquio come la nostra unica occasione di vita. E’ fondamentale inoltre imparare ad accettare gli eventi della vita; se non mi dovessero assumere non vuol dire che sono un fallito o un incapace, ma che semplicmente per questo ruolo si era candidata una persona più idonea di me e probabilmente io andrò meglio per un altro tipo di mansione. Il nostro dialogo interno è indicativo dell’atteggiamento che andremo ad assumere: invece che abbattersi, continuando a ripetersi che non ce la faremo mai, provare ad assumere un dialogo interno positivo. Infine, può essere utile gestire anche le proprie ansie e paure, prendendole di petto (per es. ammettendo di sentirsi agitato).
Qualche ultimo consiglio…
- Essere consapevoli di sé e di cosa si vuole: utile per proporre al meglio le proprie risorse, tenendo presenti anche i propri punti più deboli, e anche per cercare il lavoro più adatto a sé
- Essere preparati: l’ansia fisiologica tenuta entro certi limiti è quella che ci permette di studiare, prepararci, arrivare pronti il giorno del colloquio
- Trasmettere emozioni positive, motivazione, entusiasmo, senza scordarsi dell’onestà; inutile mentire sul proprio livello di inglese o sul fatto di essere automuniti: le bugie hanno le gambe corte! Per lo stesso motivo, non nascondere a tutti i costi esperienze lavorative negative, ad esempio un licenziamento: si può sempre raccontare cosa ci ha insegnato un’esperienza precedente
- Vedere il colloquio come un’esperienza di crescita… a prescindere dal risultato finale!
E adesso: in bocca al lupo!
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