“Non ho mai tempo”…. e adesso che ce l’ho?
di Enrico Pinna, psicologo psicoterapeuta
Il tempo è importante per tutti. È la nostra bussola, ci aiuta a scandire i nostri impegni e le cose da fare. Noi dividiamo le nostre giornate in orari, momenti, appuntamenti e scadenze. Se non avessimo questa percezione sarebbe un problema perché ci mancherebbe un punto di riferimento fondamentale. Ma cosa è il tempo? Esistono i ritmi naturali come per esempio la regolazione sonno veglia, la fame e la sete. Esiste il tempo inteso come contenitore di eventi che si susseguono: il momento di lavorare, di andare in vacanza, di fare sport, di uscire con gli amici e così via. E poi esiste il tempo interiore che è una dimensione che appartiene ad ognuno di noi, è più intima ed è molto spesso più sfumata, più difficile da definire
Siamo abituati a dare per scontate molte cose, quasi fossero naturali. Viviamo in una società in cui gestire le proprie giornate in un certo modo è diventato vitale per il proprio benessere sia a livello individuale che a livello lavorativo e sociale, e siamo convinti che non esista altro modo. Siamo presi da mille automatismi di cui non abbiamo consapevolezza, corriamo senza sapere perché, ci affanniamo e sembra che il tempo non basti mai. Quante volte abbiamo espresso questo desiderio:” vorrei che il tempo si fermasse!!”. Ci sono momenti però, e quello attuale è uno di questi, in cui si capovolge la situazione. Le giornate non passano, il ritmo scorre lento e dalla percezione di non averne mai abbastanza si passa al suo opposto: ne abbiamo tanto. Però, se riflettiamo un attimo, sia nell’una che nell’altra situazione le domande che ci poniamo sono le stesse: cosa faccio delle mie giornate? Come le utilizzo? Come le occupo? Ma siamo sicuri che queste siano le domande che ci aiutano a stare bene? Siamo sicuri che producano benessere? Una delle convinzioni molto diffuse è che il tempo, per essere gestito bene, vada per forza occupato con cose da fare, è come se avessimo imparato che il nostro benessere dipende da quanto ci riempiamo di impegni. E allora, in momenti in cui sembra che le “cose” siano scomparse, ci disorientiamo e perdiamo l’equilibrio. E’ proprio in queste situazioni che la dimensione del tempo interiore di cui parlavamo prima acquista più importanza. Forse la domanda che ci può aiutare di più allora è :”come ci sto col mio tempo?” Se partiamo da qui scopriamo cose di cui precedentemente non avevamo consapevolezza. Ad esempio che le giornate sono rimaste le stesse in numero di ore, ma è cambiata la nostra modalità di “riempirle”: se prima la bilancia era spostata prevalentemente sull’esterno, adesso ci troviamo a dover partire da ciò che è interno a noi perché gli stimoli esterni sono diminuiti fortemente. Possiamo scoprire allora che forse non è poi tanto vero che non si può mai “non fare niente”, che “non ci si deve annoiare” e che tutto debba essere per forza ottimizzato. Si ribalta fondamentalmente ciò che abbiamo dato per scontato molto spesso e se cominciamo ad acquistare consapevolezza su come viviamo il nostro tempo cominciamo a capire che è uno strumento che abbiamo comunque a disposizione ,anche adesso, che ne siamo padroni e che, anche in situazioni difficili come questa possiamo scegliere noi cosa farne. Partiamo da noi e non da una mancanza da colmare, siamo noi che abbiamo in mano la possibilità di gestire ciò che resta comunque nostro.
Se invece restiamo ancorati a ciò a cui eravamo abituati è difficile adattarsi. E allora succede che la nostra mente, non occupata nel fare, cominci a pensare e a portarci a rimpiangere quello che momentaneamente non abbiamo a disposizione (pensiero depressivo), a farci preoccupare per ciò che ci può succedere nel futuro (pensiero ansioso) e ci impedisce di poter accettare la situazione presente (pensiero rabbioso). Ci porta fuori da ciò che possiamo fare nel presente, che consiste anche per esempio nel poter vivere i propri momenti in un’altra maniera. Che non vuol dire meglio o peggio, giusto o sbagliato, bello o brutto. Vuol dire semplicemente poter accettare di vivere diversamente. Quindi per esempio scoprire nostre risorse che credevamo non avere, come la tolleranza alla frustrazione, la capacità di vivere momenti “vuoti” non in maniera rassegnata, ma come possibilità di riempirli in modo diverso, la capacità di adattarsi. E da qui ripartire per trascorrere il nostro tempo utilizzando “cose” differenti.
Il nostro benessere non dipende quasi mai dalla presenza o assenza di determinati elementi, ma dalla prospettiva attraverso la quale li valutiamo, dagli occhiali che scegliamo di metterci per guardarli. Forse questo è il momento di poter scegliere di togliersi gli occhiali “del fare” per indossare quelli dello “stare”. E’ difficile, è complicato perché fondamentalmente non siamo abituati, è una dimensione nuova. Ma è un passo importante da compiere per poter vivere in equilibrio ed in armonia anche periodi difficili come quello attuale.