AFFRONTARE L’EMERGENZA RISVEGLIANDO LA RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE E COLLETTIVA
di Valeria Florio, psicologa psicoterapeuta
La situazione attuale sembra suddividerci in due categorie: le persone al momento indispensabili per la società (medici, infermieri, forze dell’ordine, farmacisti e anche chi lavora nei supermercati, ecc…) e gli altri, ai quali viene richiesto semplicemente di restare a casa.
Tutti quanti siamo esposti a stress, anche se di diverso tipo. Infatti i primi sono sottoposti allo stress costante di dover uscire, quando magari preferirebbero non doverlo fare, alla paura del contagio, a turni massacranti, all’esposizione alle emozioni amplificate del mondo circostante, che possono andare dall’aggressività crescente alla preoccupazione costante.
Chi invece deve restare a casa da un lato potrebbe sentirsi più tranquillo, ma dall’altro è sottoposto ugualmente a stress legato al ritrovarsi improvvisamente “chiuso in gabbia”, sperimentando la perdita di libertà, privato della possibilità di fruire della propria vita, magari costretto dentro quattro mura con familiari o co-inquilini con i quali potrebbero esserci disaccordi e conflitti, acuiti dalla convivenza forzata, oppure soffrendo la solitudine. Ovviamente oltre alla preoccupazione per la salute per sé e i propri cari, si somma quella per la perdita del lavoro, per il futuro incerto. In più si può sperimentare un senso di inutilità, di impotenza che potrebbe far emergere vissuti depressivi.
Per gestire questo tipo di vissuto possiamo considerare la possibilità di agire su due livelli, uno personale e uno collettivo.
Per quanto riguarda quello personale, potremmo cercare di seguire piccole accortezze nella cura di sé, che ci offrono la possibilità di sentirci più attivi, meno impotenti, poiché non solo sentiamo di fare la nostra parte, cioè restare a casa contribuendo così al bene collettivo, ma facciamo anche qualcosa per rinforzarci e sentirci meglio.
Così come scritto nel libro “Il cambiamento: sull’onda tra crisi e opportunità“, più una persona crede di poter agire attivamente sulla propria vita, più sarà in grado di fronteggiare effettivamente le difficoltà che si presentano, o sfruttare positivamente le occasioni. Ovviamente in questo caso, ci troviamo in uno scenario imprevisto e anche imprevedibile, su cui abbiamo scarso controllo. Ma se consideriamo il concetto di controllabilità in maniera più ampia, possiamo includervi anche quelle semplici azioni quotidiane che possiamo mettere in atto per mantenerci in forma e in salute, e contrastare il senso di impotenza.
Cosa fare quindi in questa situazione particolare per prenderci cura di noi stessi?
Innanzitutto, rallentare i ritmi. Siamo abituati a fare tutto di corsa e adesso ci viene offerta l’occasione di fermarci. Quello che sta accadendo ci ricorda che la vita è fatta di imprevisti e talvolta l’unica cosa da fare è cercare di adattarsi alle circostanze che essa propone. Quindi, per prima cosa, adattarsi alle nuove condizioni; non impostare a tutti i costi la propria vita cercando di inseguire i ritmi precedenti, bensì crearne di nuovi, magari molto più in linea con noi stessi.
Allo stesso tempo, è importante trovare la motivazione. Concedersi di provare le emozioni che viviamo, tristezza, rabbia, paura, ma riuscire anche a noi farsi travolgere. Per cercare di darsi una sorta di cadenza giornaliera è importante partire da quando ci si sveglia: alzarsi, aprire la finestra, lavarsi e vestirsi per cominciare. Se si lavora da casa, sarebbe preferibile eleggere uno spazio della casa/camera come proprio “ufficio”, per evitare di restare tutto il giorno sul proprio letto disfatto.
Cercare di programmare qualche attività piacevole durante la giornata, che ci aiutino anche a distrarci, magari alternandola con le attività quotidiane che ovviamente ci impegnano dentro casa. Quindi risvegliare passioni o scoprirne di nuove, o anche solo dedicarsi a dei passatempi, purché piacevoli. Anche ritagliarsi degli spazi per riposare, magari fare del rilassamento, o semplicemente fermarsi, recuperare energie. Ovviamente l’attività fisica è fondamentale, soprattutto ora che ci ritroviamo a trascorrere il tempo dentro casa e quindi inevitabilmente a muoverci meno e probabilmente a mangiare di più! Anche all’interno della propria abitazione c’è modo di svolgere degli esercizi per mantenersi in forma. L’alimentazione è un altro capitolo cruciale: cercare di nutrirci bene, con l’obiettivo di rinforzare il nostro sistema immunitario è un attenzione che ci ripaga in termini di salute, e questo andrebbe fatto in generale.
Rispetto alle notizie sul corona-virus dalle quali siamo bombardati attraverso la televisione, internet, le chat, se non mettiamo dei filtri rischiamo di sentirci tutto il giorno eccessivamente in ansia. Sarebbe preferibile non assumere un atteggiamento di “bulimia di notizie”, ma cercare invece di darci dei tempi per accedervi, e il resto della giornata dedicarci ad altro.
Per quanto riguarda la collettività, ricordiamoci che il nostro modo di pensare agli eventi condiziona anche il nostro stato emotivo e il conseguente modo di agire; se entriamo nell’ottica che nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa di grande, questo ci fa sentire utili e parte di una collettività che, se unita, può cambiare lo stato delle cose. Attivare dei pensieri virtuosi ci fa in questo modo percepire di poter in parte controllare gli eventi, migliorando di conseguenza la funzionalità del nostro sistema immunitario. Se invece ci focalizziamo solo su pensieri disfunzionali, di tipo catastrofico, monotematico e totalizzante, questo ci indebolirà e ci risucchierà in una spirale di malessere e angoscia costante.
Albert Bandura parlava di autoefficacia collettiva, riferendosi alle convinzioni condivise delle persone circa il loro potere collettivo di raggiungere obiettivi. Non siamo isolati, bensì interconnessi e se uniamo gli sforzi e le energie per un bene comune, il fatto di vivere in una società può diventare una risorsa. Infatti, in questo caso, se rispettassimo tutti le regole imposte per arginare il diffondersi del virus, questo permetterebbe di raggiungere un obiettivo comune, e cioè fermarlo prima. È il momento dell’altruismo, non degli egoismi. Dobbiamo pensare a tutte quelle persone che stanno combattendo in prima persona, mettendo anche a rischio se stesse, per contrastare questo nemico invisibile e aiutare chi si è ammalato. Restare a casa non va visto come una punizione, bensì come, innanzitutto, un’opportunità di proteggerci, e, in secondo luogo, come un modo per contribuire al bene collettivo, per fare la nostra parte e dare una mano, indirettamente, evitando di creare ulteriori problemi a un sistema sanitario al collasso in questa fase di emergenza. L’impegno comune ci permette di ottenere un obiettivo condiviso; ognuno può dare il suo contributo anche, semplicemente, stando seduto sul proprio divano. Considerare l’invito a restare a casa da questa prospettiva ci permette di sentirci parte attiva di un cambiamento e sicuramente meno impotenti, parte di una collettività unita.
Anzuino G. e Florio V. (2017), Il cambiamento. Sull’onda tra crisi e opportunità, edizioni Haiku, Roma;
Bandura A. (1995), Self-efficacy in changing societies, Cambridge University Press, Cambridge.