L’uomo è un animale sociale: la quarantena e le conseguenze psicologiche sull’individuo
di Lucia Mammì, psicologa psicoterapeuta
“L’uomo è un animale sociale”, affermava Aristotele nel IV secolo A.C., e tanti sono gli autori che dopo di lui hanno dichiarato con fermezza quanto la socialità sia una necessità per l’individuo.
Maslow nel suo studio sulla gerarchia dei bisogni, afferma come l’appartenenza, intesa come amicizia, affetto familiare, intimità sessuale, sia un passaggio fondamentale per arrivare all’autorealizzazione dell’individuo.
Ma cosa succede se, di punto in bianco, veniamo deprivati dei nostri bisogni? Se qualcuno al di fuori di noi, ci impone dei comportamenti da seguire?
La fase che stiamo attraversando è senza dubbio difficile e complicata, ciò che viene chiesto all’individuo è sperimentarsi in un nuovo ruolo sociale, che non contempla rapporti vis a vis, strette di mano, caffè al bar per iniziare al meglio la giornata.
Ci viene chiesto di sacrificare parte di noi stessi per il raggiungimento di un benessere collettivo, di resistere e rimanere a casa affinché tutti noi possiamo riprendere al più presto la vita di sempre. Le normative del governo sono chiare, ed è doveroso che ciascuno di noi faccia la sua parte.
Ma questo isolamento sociale, la deprivazione di questi bisogni fondamentali, che effetto possono avere sul benessere dell’ individuo?
Sentimenti di tristezza, rabbia, paura, accomunano gran parte delle persone.
Ci sentiamo tristi perché dobbiamo sacrificare parte della nostra libertà, tristi perché questa situazione ci ha allontanato dalle persone care, dai parenti, dal fidanzato, dagli amici più intimi, a cui dedicavamo una buona fetta del nostro tempo, perché siamo stati costretti ad accantonare il motore della nostra esistenza, e non ultimo tristi perché purtroppo, qualcuno ha dovuto fare i conti con una vera e propria perdita.
Abbiamo inoltre paura per le ripercussioni che ci potrebbero essere, a livello sociale ed economico, paura del contagio per sé e i propri cari e proviamo rabbia perché ci viene difficile accettare tutto questo.
Per fronteggiare al meglio questo periodo è bene utilizzare le strategie di cui disponiamo, ma siamo tutti in grado di rispondere allo stesso modo a questo nuovo momento di crisi?
Chiaramente no, tante sono le persone che in questo momento si trovano annichilite, non riuscendo a trovare le giuste risorse dentro di sé. È bene monitorare il proprio stato d’animo, e le risposte comportamentali che mettiamo in atto.
Facciamo attenzione a quanto frequentemente usiamo condotte distraenti (uso smodato di fumo, droghe, alcol, abbuffate), a quanto i nostri pensieri siano catastrofici (“tutto andrà male”) a quanto rimuginiamo sulla stessa cosa, al nostro livello di irritabilità, alla qualità del nostro sonno, ai nostri atteggiamenti di apatia e anedonia.
Questi sono solo alcuni dei sintomi a cui possiamo andare incontro, è bene ascoltarsi, registrare quanto proviamo e capire quando è necessario l’intervento di uno psicoterapeuta.
Citando Darwin: “Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento”, e mai come in questo periodo cambiare le nostre abitudini e rinunciare a parte del nostro essere diviene fondamentale. Se prevale il pensiero che questo cambiamento sia insopportabile, che adattarsi a queste nuove condizioni sia una richiesta a cui non riusciamo a ottemperare, è bene sapere che si dispone di una fitta rete di specialisti in grado di supportare la persona in questa nuova e delicata fase di vita.