A proposito di emozioni umane
di Giovanni Anzuino, Psicologo-Psicoterapeuta
in collaborazione con la Dott.ssa Fabiana Caroli e la Dott.ssa Claudia Cocco
Pubblicato su: “Nuovi Orizzonti”
Spesso si parla di emozioni, si leggono artìcoli sulle emozioni, si discute su emozioni come ansia, depressione, rabbia, gelosia, passione ma senza sapere quanto sia complesso l’argomento in questione. L’impressione che si prova di fronte a queste emozioni è un senso di incontrollabilità; conoscere il processo sottostante il meccanismo che alimenta l’emozione è il primo passo di un percorso che ci può permettere di gestire le emozioni e ci evita di esserne sopraffatti. Anche in un processo terapeutico i problemi emotivi si possono curare solo attraverso un accesso alle emozioni e al loro significato. Cercheremo in quest’articolo di trattare in modo semplice e chiaro questa tematica e permettere alle persone interessate di farsi un quadro più completo dell’argomento, con la speranza di cambiare il loro rapporto con le emozioni. Partendo dall’a-nalisi della parola emozione si risale alle parole latine ex e moveo (muovere da): questo ci fa capire che ad ogni emozione di base si associa una tendenza ad agire; questi impulsi ad agire sono basati su piani d’azione di cui l’evoluzione ci ha dotato per gestire in tempo reale le emergenze della vita. L’emozione nella sua funzione primaria permette all’individuo di integrarsi con la realtà circostante tramite un meccanismo di monitoraggio sull’ambiente che incrementa l’attenzione verso gli eventi rilevanti; in questo modo la coscienza entra in uno stato di allerta che garantisce all’individuo la sopravvivenza. Si può osservare questo tipo di meccanismo nei bambini e negli animali in cui è facilmente riscontrabile l’azione associata all’emozione. Quindi possiamo affermare che la tendenza all’azione, l’adattamento all’ambiente circostante e la sopravvivenza dell’individuo sono le caratteristiche basilari delle emozioni funzionali. Ad esempio la paura prepara l’organismo alla fuga; la rabbia predispone ad una risposta di difesa e di azione; la tristezza porta a sperimentare la mancanza che può tramutarsi nella ricerca di soddisfare un bisogno e la gioia ha una funzione guida verso la ricerca di situazioni associate al piacere.
Rispetto alle emozioni funzionali in cui l’emozione è associata ad un’azione finalizzata alla sopravvivenza, in quelle disfunzionali troviamo, invece, una separazione tra l’emozione e la reazione adattiva corrispondente. Questo è evidente nel caso dell’ansia sociale che, caratterizzata dalla timidezza e dall’insi-
curezza, produce nell’individuo una risposta non proporzionata allo stimolo in questione. In particolare l’individuo sperimenta una serie di modifiche fisiologiche tipiche di uno stato di minaccia reale (aumento del flusso sanguigno e del battito cardiaco, modifiche ormonali, aumento della respirazione, sudorazione, immobilizzazione del corpo) a causa dell’attivazione delle emozioni disfunzionali basate su convinzioni irrazionali. Creando una visone catastrofica e terrificante degli eventi sociali, senza che esista una minima probabilità di compromettere la propria sopravvivenza, l’individuo mette in atto una serie di comportamenti che vanno dal rifiuto di affrontare una prova di esame universitario all’evitare un invito ad una cena di lavoro in presenza di alcuni colleghi sconosciuti, al rifiutare l’instaurarsi di una relazione affettiva fino ad arrivare a limitare al minimo le relazioni sociali e compromettere di conseguenza la qualità della vita. Quindi una buona gestione delle emozioni consiste nel riconoscerle, usarle come guida per agire e raccogliere informazioni sul proprio comportamento al fine di creare una buona armonia con la propria esistenza. Precisando che l’argomento trattato è così vasto che non può esaurirsi nello spazio di un articolo, abbiamo cercato di semplificare al massimo, toccando i vari punti anche se non in modo completo, con l’obiettivo di dare un minimo di informazione sull’argomento.
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