LO STRESS NEL LAVORO SU TURNI: CARATTERISTICHE E RISVOLTI PSICOLOGICI
di Enrico Pinna, Psicologo
Da statistiche recenti emerge che circa il 25% della popolazione in Italia svolge un lavoro strutturato su turni. Diversi sono i settori di impiego: sanità, trasporti, turismo, industria, vendita. Una buona fetta di mercato è poi costituita dai lavoratori cosiddetti “atipici”, caratterizzati da assenza di orari fissi e dalla necessità di lavorare nel fine settimana o nei giorni festivi.
Quindi lo scenario lavorativo di oggi è molto più complesso che in passato, con modalità di organizzazione del lavoro che sempre più si allontanano dalle canoniche 8 ore diurne, e con ripercussioni e conseguenze che non vanno sottovalutate.
Sempre più infatti si parla della “sindrome del turnista”, uno stato di malessere psico fisico dovuto principalmente all’alterazione del ritmo sonno-veglia causato da orari lavorativi non stabili. Il sonno ridotto e la maggiore stanchezza possono incidere sui nostri livelli di attenzione, di memoria e di concentrazione. Uno stress prolungato dovuto a questi elementi può portare frequentemente ad eccessivo nervosismo, disturbi d’ansia e psicoastenia fino ad arrivare al burnout.
Oltre che sulla sfera personale gli orari irregolari possono avere importanti ripercussioni anche nei rapporti con gli affetti e la famiglia: molto spesso infatti i propri orari non coincidono con quelli degli altri membri del nucleo familiare e quindi c’è una minore possibilità di condividere il tempo con i propri cari, aumentando conseguentemente i nostri livelli di stress.
Come si può far fronte a tutto questo? Esistono diverse strategie che le persone possono usare per fronteggiare ed abbassare livelli prolungati ed elevati di esposizione allo stress. Ci si può ad esempio concentrare sulla fonte che procura malessere cercando di intervenire su alcune condizioni per migliorarle. Oppure concentrarsi di più sulle nostre risorse interne, sulla nostra capacità di intervenire e regolare le nostre emozioni e i nostri pensieri, infine allenarsi a riconoscere i segnali di malessere ed intervenire su di essi prima che raggiungano livelli di intensità nocivi per la salute. Un passo fondamentale è imparare sempre più ad ascoltarsi, a sentire gli avvertimenti che il nostro corpo ci manda e a diventarne consapevoli per poter utilizzare le strategie più efficaci di intervento. Molto spesso non ci è possibile agire direttamente sulle situazioni che incontriamo perché sono presenti vincoli oggettivi che ce lo impediscono. Appare allora sempre più utile e funzionale spostarsi sulle nostre risorse, su ciò che possiamo mettere in campo per intervenire attivamente sulle nostre vite. Il primo passo nella gestione dello stress e dei suoi effetti nocivi implica il saperlo riconoscere e il rendersi conto che lo si può controllare anziché esserne sopraffatti. Il punto di partenza consiste quindi nell’essere consapevoli delle nostre reazioni tipiche ai fattori stressanti che intervengono nella vita quotidiana, e delle nostre caratteristiche personali che possono contribuire ad alimentare inconsapevolmente la percezione di malessere. Il concetto fondamentale è apprendere un modo diverso di reagire agli stimoli ambientali che ci permetta di affrontare al meglio le sfide che la vita quotidianamente ci pone davanti.