LA MOTIVAZIONE NELLO STUDIO: PIANIFICARE DEGLI OBIETTIVI E PERSEGUIRLI CON SUCCESSO
di Valeria Florio, Psicologa Psicoterapeuta Centro Apice
La motivazione è ciò che spinge l’essere umano a perseguire determinati scopi. Ha quindi a che fare con il perchèdel comportamento. Esistono motivazioni primarie e secondarie; quelle primarie sono anche dette fisiologiche, in quanto essenziali per la sopravvivenza (fame, sonno, sessualità). Le motivazioni secondarie non sono essenziali per la sopravvivenza e dunque si rilevano solo negli animali più evoluti. Tra queste può rientrare la motivazione allo studio, che ha a che fare con il bisogno di evolversi.
Le motivazioni a perseguire certi scopi possono essere svariate; si può innanzitutto fare una distinzione tra motivazioni intrinseche e motivazioni estrinseche.
Quella intrinseca è legata a fattori personali e ci spinge a perseguire un obiettivo prefissato poiché lo sentiamo come un nostro desiderio autentico.
Quella estrinseca è legata invece al soddisfacimento di bisogni esterni, cioè consegue al raggiungimento di un’approvazione esterna, come ad esempio iscriversi ad un facoltà universitaria per le pressioni dei nostri genitori, o perché con quella laurea si acquisirebbe uno status socialmente riconosciuto.
A questo punto la domanda è: cosa ci spinge a studiare?
Nella scelta universitaria si possono fondere motivazioni intrinseche, come il bisogno di conoscenza, la curiosità, il bisogno di auto-realizzazione, la ricerca di stimoli nuovi, con altre estrinseche, come il desiderio di raggiungere un certo status, di compiacere i propri genitori, di far parte di un gruppo, di trovare un lavoro prestigioso e guadagnare tanto…
Quella interna è ovviamente la spinta più motivante poiché siamo maggiormente invogliati a portare avanti qualcosa che ci piace e che sentiamo ci appartenga, piuttosto che qualcosa che non sentiamo come un nostro desiderio autentico. Quindi, se dobbiamo perseguire un obiettivo, come ad esempio affrontare un esame, e questo esame ci piace, sicuramente staremo un passo avanti perché saremo più motivati.
Se la motivazione a intraprendere una certa attività è intrinseca probabilmente si otterrà un maggior successo, e si proveranno emozioni positive, mentre è più probabile che la motivazione estrinseca si associ ad emozioni negative.
Come fare quindi nel caso in cui una persona non sia motivata? Innanzitutto fare un’analisi delle cause che l’hanno portata a una determinata scelta. Perché mi sono iscritto proprio a questa facoltà? Oppure anche, avevo davvero voglia di proseguire gli studi?
Bisogna capire cioè, se esiste una motivazione intrinseca alla base della propria scelta. Se si scopre che la motivazione è assente, si può valutare cosa è più opportuno fare. Può capitare infatti di rendersi conto di aver fatto la scelta sbagliata proprio ad un passo dalla laurea. Certe volte può convenire stringere i denti e portare avanti la propria scelta, seppur con qualche sforzo in più, poiché la rinuncia non varrebbe il sacrificio fatto e perché si ritiene che quella laurea possa servire magari ad ottenere un lavoro che ci piace. Successivamente si può valutare ad esempio la possibilità di iscriversi ad un corso post-lauream di maggiore interesse.
Se invece si è all’inizio del percorso scelto e ci si rende conto che la motivazione intrinseca è totalmente assente è preferibile rivalutare le altre opportunità.
Nel caso in cui, invece, effettuata un’analisi delle cause, ci si rende conto di avere una motivazione intrinseca significa che la scelta fatta è autonoma e corrispondente ai personali desideri. Questo non significa che la strada verso l’obiettivo sarà priva di ostacoli. Infatti, in un percorso di laurea di nostro gradimento ci saranno sempre degli esami particolarmente noiosi o difficili, per i quali non sentiamo alcuna motivazione. In questo caso si può ricorrere alla motivazione estrinseca, ricordandoci che quell’esame sarà necessario per superare il percorso di studi, e permetterci di avere una preparazione generale sulla materia di nostro interesse e trovare un lavoro che ci piaccia.
In ogni caso, la motivazione estrinseca da sola, come abbiamo visto, non basta per risollevarci, quindi è necessario adottare una serie di strategie per raggiungere il nostro obiettivo.
Può succedere anche che la motivazione vacilli dopo essere stato bocciato a un esame: l’insuccesso potrebbe portare a un calo della motivazione nello studio.
Come fare quindi a risollevarla?
Innanzitutto bisognerebbe gestire meglio certe variabili, che possono riguardare sia l’ambiente dove si studia, che le abitudini personali. Infatti è importante valutare anche piccoli dettagli, come una sedia scomoda, che possono contribuire ad abbassare la concentrazione, rendere spiacevole lo studio e, quindi, demotivare. Se non faccio attenzione a certi piccoli dettagli, mi ritroverò demotivato senza sapere il perché, e magari attribuirò erroneamente la causa alla mancanza di interesse per la materia studiata.
Un aspetto importante può ricoprire il luogo in cui si studia. Infatti, sopratutto all’inizio, quando non si è ancora abituati a studiare, può aiutare il fatto di studiare sempre nello stesso posto, che ovviamente deve rimandare tranquillità e sensazioni positive. Se si associa il luogo in cui si studia a emozioni negative sarà difficile rendere lo studio un’attività piacevole! Quindi, studiare in un luogo specifico adibito per quell’uso può aiutare a creare un legame condizionato tra quello spazio e l’attività di studio. In seguito sarà più facile riuscire a studiare ovunque, ottimizzando al meglio il proprio tempo, ma inizialmente conviene creare uno spazio apposito per favorire la concentrazione.
Anche il rumore può ricoprire un ruolo significativo, nella misura in cui esso interferisce con la capacità di concentrarsi. Questo aspetto è comunque soggettivo poiché ci sono persone che riescono a studiare solo nel silenzio assoluto, mentre altre hanno bisogno della musica o comunque di un rumore di sottofondo per concentrarsi.
Inoltre è importante mettersi a studiare con uno stato generale di benessere, inteso in senso di adeguate condizioni di sonno, salute e alimentazione. Non è affatto utile chiudersi a studiare senza fare neanche una pausa; è preferibile mantenere le ore di sonno costanti, concedersi delle pause e continuare a coltivare i propri hobbies, mantenendo un’armonia e un equilibrio nella programmazione della propria giornata.
Non serve a niente costringersi sui libri rinunciando a mangiare e a dormire, quanto piuttosto organizzare il proprio piano di studi. L’organizzazione è infatti fondamentale. Bisognerebbe programmare i propri tempi giornalieri, calibrandoli su se stessi, e cercare poi di rispettarli, valutando i propri progressi passo passo.
Conviene suddividere l’obiettivo in sotto-compiti; quindi, se la laurea sembra lontana, pensare ai singoli esami, o anche, all’interno del singolo esame, ai capitoli da studiare. Ogni volta che si è raggiunto un sotto-obiettivo, concedersi una pausa o un premio, e segnarlo su un foglio, in modo da avere anche visivamente un feedback dei propri progressi, e incrementare così la motivazione.
E’ importante anche l’organizzazione del proprio tempo, che va gestito suddividendolo tra le varie attività che ci coinvolgono, considerando quali sono le priorità, quali le cose urgenti, e senza dimenticarsi degli svaghi, fondamentali per ricaricarsi e per mantenere le proprie relazioni sociali. Le energie vanno infatti distribuite razionalmente, attraverso una pianificazione del proprio tempo e dello studio. Spesso, gli studenti che emergono sono quelli che sanno organizzare efficacemente i propri tempi di studio.
Anche se è stato prefissato un programma, comunque, non ha senso continuare a stare sui libri quando si avverte la sensazione di non apprendere più. Si può in quel caso fare uno sforzo di pochi minuti, ad esempio per finire il paragrafo, e poi concedersi una pausa, in cui “staccare la spina” dallo studio e fare qualcos’altro, che permetta di rilassarsi, senza sentirsi in colpa o credere di stare perdendo tempo. Si perde molto più tempo costringendosi sul libro senza apprendere nulla, piuttosto che fare un intervallo per far ossigenare la mente e poi riprendere lo studio. Se si continua a studiare a ogni costo, si potrebbe creare un legame condizionato tra lo stato di sofferenza e lo studio, il che non farebbe altro che demotivarci. Durante le pause o alla fine del tempo prestabilito per studiare ci si può concedere un rinforzo, una gratificazione, qualcosa che ci faccia piacere e che ci concediamo come premio meritato.
Tutto chiaro? A questo punto non mi resta che augurarvi BUONO STUDIO! La prossima volta parleremo di come migliorare il proprio apprendimento.
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